… e secondo sarah rich, autrice dell’interessantissimo articolo letto su creative review e managing director di worldchanging.com, i designers hanno una grossa responsabilità, sta a loro “non dipingere di verde” ciò che in realtà non lo è!
(a questo proposito vi consiglio di leggere questo interessantissimo post sull’argomento di russell davies )
la cultura odierna è dominata dal consumismo, dall’eccesso, dal perpetuo desiderio di possedere nuovi prodotti e di accedere a nuove esperienze di consumo…in questo contesto la figura del designer diventa fondamentale nel ripensare come, attraverso i prodotti, coinvolgere i consumatori e trasformare la loro attitudine verso la quantità in attitudine verso la qualità, da un sistema di pensiero individuale ad uno collettivo.
Ci sono 4 categorie di green-oriented brand:
1_ le migliori non modellano la loro identità intorno al concetto si “sustainability”. La loro tendenza alla responsabilità sociale e all’ambiente fa parte del loro DNA, quasi fosse una caratteristica implicita, propria di qualsiasi marca rispettabile.
2_ alcune marche sfornano campagne di adv incentrate sul concetto di “green”, ma intenzionalmente incorporano uno spirito urbano e una tendenza estetica moderna per, diciamo così, combattere lo stereotipo costruito negli anni intorno al concetto “green”
3_ le peggiori sono le marche che aggressivamente si dipingono “verdi” quando non lo sono, per capitalizzare il trend e sfruttare il movimento ambientalista. (greenwashing). (… quando vengono scoperte… però… è la fine..)
4_ quest’ultima categoria è trasversale rispetto alle altre e potrebbe rappresentare la tendenza verso un consumo responsabile. le marche che appartengono a questa categoria considerano il design un elemento fondamentale. Design inteso come eliminazione degli eccessi, dematerializzazione, come contesto in cui l’esperienza ha la precedenza sul continuo consumo di cose.
“product service system“e “service designs “riconciliano gli oggetti alla loro funzione e permettono agli utenti di accedere al “beneficio” generato dal prodotto senza possederlo… quindi possibilità di consumare meno per ottenere lo stesso risultato.
esempi?
wir-hier service group: scaricami e leggimi per favore!
nau.com: i loro negozi sono chiamati webfront, nei Nau Webfront è possibile provare ogni capo della collezione presente in tutte le taglie…l’acquisto tuttavia avviene via web attraverso dei chioschi presenti negli stessi webfront. immaginate i benefici di questa filosofia… (dalla supply chain al processo produttivo)…
terra plana
backgroundstories.com
… to be continued …